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REATI INFORMATICI: UNA CRESCITA ESPONENZIALE


di Francescapaola Iannaccone

Il 2021 verrà ricordato come l’anno degli attacchi informatici. Complice anche un’emergenza sanitaria mai registrata nella storia, i cyber attacchi hanno aumentato esponenzialmente il loro numero di registrazioni. La digitalizzazione, diffusasi in maniera capillare a causa dei confinamenti imposti che hanno trasformato le mura di casa in uffici organizzati, con il dilagare dello smart-working, si è trovata impreparata a dover gestire queste tipologie di minacce sempre più pericolose, precise e settoriali.

A fotografare la realtà, il rapporto annuale “The Global Cybersecurity Outlook 2022” tenutosi al World Economic Forum di Davos. Accende i riflettori, prendendo in esame i reati informatici intercettati nel 2020, rispetto al 2021. La loro crescita è del 31% in più rispetto all’anno precedente con l’esponenziale e consequenziale aumento dei costi quando avvengono questi reati, registrabile in una media di 3,6 milioni di dollari.

Le prospettive sono piuttosto cupe” sottolinea Algirde Pipikaite – responsabile sicurezza Wef – specificando come “il dar web pullula di servizi di hacking che offrono ‘competenza’ ma anche prezzi convenienti e tempi di intervento rapidi. I criminali informatici possono entrare negli account dei social media, cancellare i debiti e persino cambiare i voti degli studenti. Il tutto con prezzi spesso relativamente abbordabili, soprattutto considerando le probabilità di danni personali ed istituzionali”.

Seppur in questo campo l’oscillazione dei costi è di natura variabile, a seconda del tipo di reato informatico da mettere in atto, il rapporto specifica come sia “relativamente semplice creare una serie di servizi con un budget di mille dollari o anche meno”.

Quello che però c’è da tener conto è il grosso problema presente all’interno della cyber sicurezza. Oggi giorno si assiste sempre di più, quando ci si troiva a dover fronteggiare queste situazioni, ai lenti tempi di identificazione e risoluzione dei cyber attacchi. Il rapporto di Davos specifica come in media ci vogliono 280 giorni. Si rende necessario, per questo motivo, lavorare per adottare delle strategie adatte a contrastare questi incidenti.

La cultura digitale e della sua protezione dovrebbe essere la colonna vertebrale di ogni azienda ed infrastruttura, ma non solo, anche del singolo utente che nella virtualità decide di far confluire una parte della sua realtà. Riconoscendo di dover agire dall’interno, con la preparazione del personale, con la diffusione di una vera e propria formazione nel saper fronteggiare e prevedere questi problemi qualora si presentassero, si può creare il terreno per quelle condizioni favorevoli che non solo potrebbero ottimizzare le spese ma sono necessarie anche per evitare danni irreparabili.

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