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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME SUPPORTO PSICOLOGICO


di Francescapaola Iannaccone

L’emergenza sanitaria da SarsCoV-2 che ancora non vede la fine in fondo al tunnel, ha fatto si - tra gli innumerevoli problemi che si sono radicati all’interno degli strati sociali – di incrementare anche, ma non solo, i disturbi dell’umore e del comportamento. L’allarme è stato lanciato, a gran voce, non solo da una nutrita schiera di psichiatri e psicoterapeuti nonché pediatri (essendo aumentato esponenzialmente il numero di disturbi ansiosi e della condotta alimentare tra gli adolescenti) ma sono intervenuti anche i medici di base. In particolar modo, durante i mesi di confinamento forzato, i sintomi depressivi hanno fatto capolino all’interno delle mura domestiche della maggior parte degli italiani.

Stime ben precise raccontano di come, durante il lockdown, soprattutto i sintomi legati alla depressione, hanno trovato terreno fertile per crescere. La perdita di certezza, la paura incontrollata del contagio, la scuola in DAD per gli adolescenti con consequenziale distanziamento sociale per tutti, hanno creato una sintomatologia da stress non di poco conto. Su questo scenario, si sono ampliate anche le richieste d’aiuto a professionisti del settore che per venire incontro alle numerose richieste da parte di persone in difficoltà, hanno adoperato la #digitalizzazione per effettuare le loro sedute.

Skype, Zoom, WhatsApp sono diventate delle vere e proprie stanze freudiane dove la connessione, da qualsiasi parte del mondo, ha permesso, a chi ne avesse bisogno, di parlare con un terapeuta. Sono state create delle App a scopo psicologico proprio per permettere che questa forma di approccio sanitario riuscisse a trovare il suo sbocco in maniera capillare. Su questa scia, si è accesa la lampadina anche al settore dell’Intelligenza Artificiale. Ovvero, affiancare a questa nuova metodica di #digitalhealth mentale che sta diventando un valido supporto per le terapie tradizionali, un nuovo punto d’osservazione.

Che l’#A.I. possa essere, in chiave sanitaria, considerata ala servizio delle persone, questa è un’operazione in corso già da tempo, ma come strutturare il suo utilizzo nel campo delle emozioni e della sfera psichica? Come una semplice voce “computerizzata” – comunemente detta assistente personale- potrebbe andare incontro alle esigenze di chi ha bisogno di aiuto dal punto di vista della salute mentale? Diversi scienziati, da tempo, si stanno prodigando per dar vita a delle metodi da applicare all’Intelligenza Artificiale che attraverso lo strumento della voce umana, riescano ad interpretare i segni di una depressione. Già quest’estate al Meeting of the Acoustical Society of America, da Carol Espy-Wilson”, dell’Università del Maryland, è stato presentato un software di questo tipo, proprio utilizzando la voce, perché secondo alcune ricerche già nel tono si possono individuare dei parametri tali da far percepire se ci si trova di fronte ad un paziente in depressione lieve o maggiore.

Certo la strada è ancora lunga e non facile da perseguire, soprattutto quando si parla di uomo e robot bisogna sempre considerare la sfumatura del’etica, ma nel campo della velocità diagnostica, andando ad affiancare il fattore umano, l’Intelligenza Artificiale rappresenta davvero una porta importante da aprire.

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